CULTURA: il tema della sicurezza
Si
è svolta ieri mattina, al teatro dell’Osservanza, un’iniziativa sulla legalità
con gli studenti delle scuole superiori di Imola. A promuoverla è stato il
Commissario straordinario del Comune di Imola, dott.ssa Adriana Cogode, il 23
maggio, giornata nella quale si commemora
il 26° anniversario della strage di Capaci (23 maggio 1992), teatro di
un efferato agguato di mafia che vide tragicamente coinvolti il Giudice
Giovanni Falcone e gli uomini della sua scorta.
Il 23 maggio
1992, nel tragitto da
Punta Raisi a Palermo, all’altezza dello svincolo autostradale di Capaci, un
ordigno di potenza inaudita travolge la Fiat Croma blindata su cui viaggia il
giudice Giovanni Falcone e le due auto della scorta. Falcone è, insieme a
Borsellino, il simbolo della lotta dello Stato alla mafia, esemplificata dal
maxiprocesso, che mette alla sbarra i più importanti boss di Cosa Nostra e
termina,il 16 dicembre 1987, con la condanna per 360 dei 475 imputati.
Nell’esplosione, perdono la vita Giovanni
Falcone, sua moglie Francesca Morvillo e gli agenti Rocco Di Cillo, Vito
Schifani, Antonio Montinaro.
Solo pochi mesi dopo, in in via Mariano D'Amelio
a Palermo,
a causa di un attentato
di stampo terroristico-mafioso
avvenuto il 19 luglio 1992,
persero la vita il magistrato Paolo Borsellino
e i cinque agenti di scorta Agostino Catalano, Emanuela Loi
(prima donna a far parte di una scorta e anche prima donna della Polizia di Stato
a cadere in servizio), Vincenzo Li Muli, Walter Eddie
Cosina e Claudio Traina.
Come
ha spiegato il Commissario straordinario, dott.ssa Adriana Cogode, nella
lettera di invito alla giornata “l’incontro di oggi, rivolto agli studenti
delle scuole superiori, è nato dal doveroso impegno di favorire, in un tessuto
economico e sociale come quello imolese, ricco di storia e di cultura del sociale,
da sempre proiettato verso lo sviluppo economico, la prevenzione e la
sensibilizzazione sul tema della sicurezza, allo scopo di preservare, con
l’impegno di tutte le Istituzioni, quegli anticorpi che notoriamente
caratterizzano una società sana”.
All’iniziativa
erano presenti due classi seconde dell’Itis Alberghetti, due classi quarte
dell’istituto ‘Luca Ghini ’,
una classe quinta ed una terza del ‘Paolini’, una quarta del ‘Cassiano da Imola’,
due classi quinte del ginnasio ‘Rambaldi’ e una classe seconda del liceo
scienze umane “Alessandro da Imola”.
La
mattinata ha avuto inizio con la proiezione del film “La mafia uccide solo
d’estate” di Pierfrancesco Diliberto, ed è proseguita con le testimonianze e le riflessioni sul tema
della legalità della dott.ssa Adriana Cogode, di Margherita Asta, sorella dei gemellini
Giuseppe e Salvatore Asta vittime innocenti, con la loro mamma Barbara Rizzo, rimasti
uccisi in un agguato mafioso a Pizzolungo; Lucio Guarino, Direttore del Consorzio
“Sviluppo e Legalità” di San Giuseppe Jato (PA); Giovanni Schiavone, Dirigente
Ufficio scolastico provinciale di Bologna e don Giuseppe Giacomelli,
figlio del giudice Alberto Giacomelli, ucciso dalla mafia. Non è invece potuta
intervenire, perché impegnata nel processo Aemilia, l’Avv. Vincenza Rando,
dell’Associazione LIBERA, che ha mandato un messaggio di adesione
all’iniziativa.
Proprio
rivolgendosi agli studenti, il Commissario Cogode ha ribadito che “dietro la
battaglia contro la mafia c’è la battaglia per la libertà e la democrazia” e
che la criminalità organizzata: uccide
l'economia onesta, come afferma Don Ciotti, uccide la speranza nel futuro.
Si tratta quindi di affermare la democrazia, di cui il sistema mafioso è
acerrimo nemico.
Ha pertanto richiamato i valori fondanti della nostra Carta
Costituzionale, sottolineando come le vittime della mafia, e tutti coloro che hanno voluto tener testa
alla criminalità organizzata, sono gli eroi della nostra libertà. La dr.ssa
Cogode ha per questo ringraziato il lavoro assiduo delle Forze di polizia,
della magistratura e delle istituzioni rivolto ad arginare il fenomeno delle
infiltrazioni mafiose.
Rivolgendosi ai ragazzi: “Cosa potete fare voi giovani soprattutto? Credere
in voi stessi, nella forza della vostra
dignità di cittadini, di futuri professionisti o lavoratori, coltivare la
propria personalità e la propria individualità.
Capire quali sono i pericoli che vi circondano per poterli riconoscere e
per essere in grado di difendervi.
Il messaggio di questa giornata vuole essere trasversale: la conoscenza,
insieme alla memoria, sono le armi più
efficaci per affermare la propria libertà, per stare dalla parte della Legge e
dello Stato.
Vi si chiede innanzi tutto di non essere indifferenti, e questo è anche
il tema del film che abbiamo visto.
Vi si chiede di conoscere e di capire, di essere consapevoli e attenti.
La cultura, il consenso civile, la cooperazione cittadino Stato e la
fiducia verso lo Stato e le istituzioni, insieme al grande ed instancabile
impegno delle istituzioni stesse, possono far crollare l'edificio della mafia e
dei modelli ad essa assimilabili, un
edificio fatto di cemento depotenziato
come le sue opere edilizie, un edificio malato che possiamo abbattere con gli
anticorpi dell’onestà e con la forza della libertà e della legalità.
Come disse Giovanni Falcone, che oggi ricordiamo,
ogni fenomeno della storia degli uomini è destinata da avere un inizio e una
fine.
Almeno così auspichiamo che avvenga confidando
soprattutto nell’energia positiva delle vostre giovani generazioni”.
A
seguire, toccanti e significative le parole di Margherita Asta che ha
raccontato la triste storia della sua famiglia, accidentalmente colpita nella
strage di Pizzolungo, ordita dalla mafia per uccidere il giudice Carlo
Palermo. “Siamo chiamati tutti insieme a
affrontare e sconfiggere il sistema mafia” ha aggiunto Margherita Asta, che ha
poi concluso “è importante ricordare tutte le vittime di mafia e stare accanto
a chi lotta per scardinare un sistema mafioso che oggi ha cambiato faccia”.
Lucio Guarino,
Direttore del Consorzio “Sviluppo e Legalità” ha sottolineato come “La mafia ha come fine ultimo la
gestione del territorio, pertanto combatterla è una questione di libertà e di
democrazia, non solo di legalità”. Il dirigente ha raccontato l’esperienza del Consorzio Sviluppo e
Legalità, sorto il 30
maggio 2000, su iniziativa della Prefettura di Palermo, allo scopo di
consentire a otto Comuni della Provincia di Palermo (Altofonte, Camporeale,
Corleone, Monreale, Piana degli Albanesi, Roccamena, San Cipirello, San
Giuseppe Jato) di amministrare in forma associata e per finalità sociali i beni
confiscati alla criminalità organizzata. Si tratta del primo esempio del
genere, che ha consentito di recuperare beni improduttivi appartenuti a
boss mafiosi di primo piano e trasformarli in strutture produttive, reimmesse
nel circuito dell’economia legale e affidate in gestione a quattro cooperative
sociali di giovani nel frattempo costituite.
Giovanni
Schiavone, Dirigente ufficio scolastico provinciale, ha sottolineato il ruolo e
l’importanza che ha la scuola nell’educare i giovani alla legalità. Un compito
evidenziato anche oggi dalla presenza degli studenti all’iniziativa e dalle
numerose esperienze che negli anni si sono sviluppate nelle scuole del
territorio anche grazie a specifici protocolli d’intesa tra il ministero dell’Istruzione
e le forze dell’ordine, con specifici progetti e concorsi.
A
conclusione dell’evento, nel giardino antistante il Teatro Osservanza, è stata
scoperta una targa a ricordo dei gemellini Giuseppe e Salvatore Asta (sei anni)
e della loro mamma Barbara Rizzo (trent’anni), vittime innocenti di mafia,
barbaramente uccisi durante un agguato della criminalità organizzata a
Pizzolungo (Trapani) il 2 aprile 1985, finalizzato ad uccidere il magistrato
Carlo Palermo.
Prima
di scoprire la targa insieme a Lucio Guarino, a don Andrea Querzè, vicario del
Vescovo ed a Margherita Asta, il Commissario straordinario dott.ssa Cogode ha
ricordato quel barbaro agguato con queste parole: “Erano le otto di mattina del 2 aprile del 1985, a Pizzolungo, vicino
a Trapani, quando la casa di Margherita Asta, che all’epoca aveva 10 anni,
veniva invasa dall’allegra confusione di Salvatore e Giuseppe, fratellini
gemelli di Margherita, sei anni. Margherita rischia di far tardi a scuola, così
accetta il passaggio di una vicina. I gemelli escono invece con l’utilitaria della
mamma Barbara. Sono da poco passate le otto e mezza quando le auto del
magistrato Carlo Palermo e della sua scorta sfrecciano per il rettilineo di
Pizzolungo. Il magistrato è nella città siciliana da cinquanta giorni e ha già
collezionato una serie di minacce. Gli agenti della scorta sono nervosi, non
possono rallentare e quella utilitaria con una donna e due bambini seduti
dietro va troppo piano. La sorpassano. Parcheggiata sul ciglio della strada c’è
una Golf con venti chili di tritolo nel bagagliaio. Qualcuno preme il tasto di
un telecomando. È l’inferno. La macchina della famiglia Asta viene investita in
pieno, fa da scudo all’auto che porta il magistrato, che si salva: di Barbara
Asta e dei piccoli Giuseppe e Salvatore, invece, restano solo frammenti. Una
macchia rossa al quarto piano di un palazzo, pezzi di corpi sparsi.”
Imola,
24 maggio 2018
CAPO UFFICIO STAMPA
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