L'INTERVISTA: due chiacchiere con Davide Gallamini, neo acquisto dell'Imolese Calcio 1919
Davide Gallamini e Gianluca Matera |
Imola,
31 luglio 2015 - Se il
buongiorno si vede dal mattino, l'apertura del calcio mercato imolese
promette scintille, con l'ufficializzazione del neo-acquisto Davide Gallamini. L'universale romagnolo classe '91, reduce dalla promozione
in A2 con la Ma Group, lascia definitivamente il Faventia per
approdare all'Imolese 1919. Prototipo del giocatore
perfetto, in virtù del suo talento e delle sue doti umane, Gallamini
rispecchia appieno la politica sportiva dell'imolese, improntata alla
disciplina, alla coesione di gruppo e alla crescita dei giovani.
A
24 anni hai già raggiunto due volte la vetta del calcio a 5, ma per
altrettante hai deciso di ricominciare daccapo: due scelte
impopolari.
'Nel 2011 ho ricevuto la chiamata del Kaos e sono diventato un professionista: mi sono allenato con la serie A, ho vinto la Coppa Italia Under 21 e ho avuto l'onore di partecipare a un raduno della Nazionale Under 21. Poi ho capito che il calcio a 5 non mi avrebbe garantito un futuro e sono tornato a casa, recuperando quello che rischiavo di perdere: amici, famiglia e lavoro. Il Faventia mi ha contattato e sono ripartito dalla C1. Ho rimesso i piedi per terra e ho capito che giocatore sono: uno che vuole stare in prima linea, indipendentemente dalla categoria. L'anno scorso, poi, sono andato in prestito alla Ma Group: abbiamo conquistato la A2 e sarei stato confermato, ma ho declinato. Non è il blasone a definire un giocatore e io non voglio essere una comparsa, bensì un protagonista. Intendiamoci, non sono scelte facili, ma le ritengo giuste per me".
So che hai avuto altre proposte, ma qualcosa ha fatto pendere l'ago della bilancia verso l'Imolese.
"Il progetto di Matera mi è piaciuto subito: vuole portare l'Imolese in alto nei modi giusti, ovvero conquistandoselo sul campo e puntando sui giovani. E' solo credendo nelle nuove generazioni che si può crescere, perché sono loro il futuro. Il punto di forza dell'Imolese è proprio voler sviluppare il movimento giovanile, partendo dai bambini per arrivare alla prima squadra. Si respira un'aria di professionismo e il fatto di essere tutti giovani e italiani dà un valore aggiunto. Insomma, è stato semplice accettare".
Giocatore sì, ma con la vocazione di allenatore.
"A Russi ho allenato la Scuola Calcio e continuerò a farlo. Adoro allenare e trasmettere ai bambini la mia passione per questo sport. Quest'anno, nell'Imolese, giocherò con ragazzi molto più giovani di me: spero di essere per loro l'esempio che altri sono stati per me. Ora tocca a me ricambiare, aiutando a diventare grande qualcun altro"
'Nel 2011 ho ricevuto la chiamata del Kaos e sono diventato un professionista: mi sono allenato con la serie A, ho vinto la Coppa Italia Under 21 e ho avuto l'onore di partecipare a un raduno della Nazionale Under 21. Poi ho capito che il calcio a 5 non mi avrebbe garantito un futuro e sono tornato a casa, recuperando quello che rischiavo di perdere: amici, famiglia e lavoro. Il Faventia mi ha contattato e sono ripartito dalla C1. Ho rimesso i piedi per terra e ho capito che giocatore sono: uno che vuole stare in prima linea, indipendentemente dalla categoria. L'anno scorso, poi, sono andato in prestito alla Ma Group: abbiamo conquistato la A2 e sarei stato confermato, ma ho declinato. Non è il blasone a definire un giocatore e io non voglio essere una comparsa, bensì un protagonista. Intendiamoci, non sono scelte facili, ma le ritengo giuste per me".
So che hai avuto altre proposte, ma qualcosa ha fatto pendere l'ago della bilancia verso l'Imolese.
"Il progetto di Matera mi è piaciuto subito: vuole portare l'Imolese in alto nei modi giusti, ovvero conquistandoselo sul campo e puntando sui giovani. E' solo credendo nelle nuove generazioni che si può crescere, perché sono loro il futuro. Il punto di forza dell'Imolese è proprio voler sviluppare il movimento giovanile, partendo dai bambini per arrivare alla prima squadra. Si respira un'aria di professionismo e il fatto di essere tutti giovani e italiani dà un valore aggiunto. Insomma, è stato semplice accettare".
Giocatore sì, ma con la vocazione di allenatore.
"A Russi ho allenato la Scuola Calcio e continuerò a farlo. Adoro allenare e trasmettere ai bambini la mia passione per questo sport. Quest'anno, nell'Imolese, giocherò con ragazzi molto più giovani di me: spero di essere per loro l'esempio che altri sono stati per me. Ora tocca a me ricambiare, aiutando a diventare grande qualcun altro"
E benvenuto sia chi ha il coraggio di mettersi in gioco, senza mai sentirsi arrivato.
Stefania Avoni
Ufficio Stampa Imolese Calcio 1919
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