DA FACEBOOK: chi si SFORZA nel calcetto amatoriale ottiene risultati
"E' solo calcio a cinque amatoriale. Sport amatoriale. Chi te
lo da fare. Quell'aggettivo buttato li, antitesi del professionismo. Piazzato
li per ricordarti che non ci sono categorie, nè promozioni, nè - tantomeno -
retrocessioni. Non ci sono sigle blasonate intervallate dalla punteggiatura
sborona (tipo F.I.G.C.) ma - al massimo - l'unica sigla evocabile è quella ben
più umile di Centro Sportivo Italiano. Non ci sono pagine di giornale, forse
una pagina su 5iomla. Soldi, benche mai. Al massimo ce li metti i soldi, quelli
della visita sportiva dal caro Rosini. E anche quelli della benzina quando
dall'urna magica esce la comoda trasferta a Loiano (alle ore 22.00). Non è il
tuo lavoro, anzi. Dal lavoro ogni tanto devi uscire di corsa, lasciare i panni
di impiegata/avvocata/ingegnera/programmatrice etc etc e correre verso il C.S.
per il "cambio d'abito". Non c'è altra gloria se non - appunto - la
gloria. Una coppa se arrivi in fondo. In compenso ci sono allenamenti tutto
l'anno, il lunedi e il venerdi. Che già uno dice: "bo il venerdì,
peso". Ecco, è ancora peggio: il venerdi dalle 21 alle 23, che sommato ai
30-40 minuti di doccia + i 5-10 minuti di chiacchiere fanno che forse a
mezzanotte si è pronte per la movida. Amesso che dopo scatti e partitelle le
energie per la movida ci siano ancora. C'è che la tue amiche organizzano il più
carico dei venerdi e già sanno la tua risposta: no, ho allenamento. Chi te lo
fa fare. In inverno poi, quando alle sette passate arrivi dal lavoro col naso
freddo e umido della glaciale stagione, il
tempore di casa ti assale, il divano
è un seducente pensiero e invece no. Invece sai che di li a poco farai la
borsa, metterai addosso il kit di sopravvivenza
(termicapantacalzettinicalzettonifelpak-wayscadacolloberrettaguanti) e uscirai
di nuovo. Perchè c'è allenamento. Al freddo, dalle nove alle undici. Chi te lo
fa fare? Per che cosa? Chi te lo fa fare di condividere un anno intero con
altre 13 ragazze, ognuna delle quali porterà ciclicamente in campo i suai
scazzi i suoi arteri le sue paturnie i suoi stress lavorativi le beghe col
moroso e le più fantasiose scene di isteria? Chi te lo fa fare di assistere
impotente al martirio di un povero ragazzo soggiogato da tredici belve
femminili e mestruate la cui sola colpa è stata quella di aver detto "SI,
vi alleno Io!". Dai anche no. Davvero: ma chi te lo fa fare, dacci su!
...Chi lo sport non lo conosce direbbe così. Direbbe cos'
anche chi riduce lo sport alla finale di Lisbona della settimana scorsa (o a
Cristiano Ronaldo senza maglia). Chi sa di cosa si parla direbbe tutt'altro.
Io, che faccio sport da quando cammino, dico tutt'altro. Me lo chiedo si: ma
chi me lo fa fare? Mi rispondo. E la risposta è un film da riavvolgere, che
parte da ieri sera, dalla finale del campionato amatoriale C.S.I., giocata e
persa. Dalla tensione sui volte di tutte. Dall'emozione per l'annuncio delle
formazioni col microfono che neanche Carlo Zampa all'Olimpico di ROma. Dalla
musica a palla durante il riscaldamento. Dagli amici sugli spalti, anche se
Funo di Argelato dietro l'angolo proprio non è. Dal sudore di chi ce la vuole
fare. Dai cinque scambiati con la compagna che esce. Dal triplice fischio che è
sconfitta. Dal momento dopo, in cui il "Brave lo stesso" è il più
sincero di sempre. Da tutti gli allenamenti finiti in risata e anche da tutti
quelli finiti col muso, poi cancellato dal chiarimento. Penso ai miglioramenti
di ognuna delle mie compagne, ai sacrifici per esserci sempre e nonostante,
alla fatica silenziosa ed allo streccing più sguiato, ai racconti del weekend
tra un tiro e l'altro. Ai magoni trascianti, a quelli urlati, agli abbracci
veri finiti al Porteno. Agli infortuni che allontanano dal campo ma non dal
cuore, alle divise piegate con cura in attesa di essere indossate. Penso ad un
allenatore col sorriso, bravo e amico. Competente e schietto. Penso ai momenti
tosti, ai pali presi, alla capacità di reagire e buttarla dentro. Penso che non
abbiamo mollato mai.
E penso che nella vita non ci sia insegnamento migliore.
Anche se è "solo" calcetto amatoriale".
Annalisa Sforza
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