Può un allenatore pretendere di spiegare a un giornalista come fare il proprio mestiere? Può darsi, ma... se accadesse il contrario?


Mi permetto di nuovo di postare un articolo scritto da un grande intenditore di calcio a 5 come Domenico Lacquanti. Il pezzo mi ha colpito perché l'episodio sarebbe potuto succedere anche a me che provo a cimentarmi col mestiere di giornalista.
m. m.

Prima di tutto, rispondo agli interrogativi del titolo: può un allenatore pretendere di spiegare ad un giornalista come fare il proprio mestiere?
Risposta: se è poco intelligente può pretenderlo, ma sarebbe assai meno intelligente il giornalista che assecondasse un tale delirio.
E se accadesse il contrario?
Risposta: nel mio caso non potrebbe mai accadere, rivendico con orgoglio la mia incompetenza.

Quella telefonata… con la pasta in tavola
Veniamo ai fatti.
Venerdì 17 ottobre, sono passate da poco le 14, ho appena disposto sulla tavola in buon ordine un piatto di pasta ed un paio di contorni, finalmente posso pranzare.
Il mio cellulare squilla, non so chi mi sta cercando (da poco tempo ho cambiato card e finora ho memorizzato pochi numeri), scelgo comunque di rispondere, il mio interlocutore si presenta e mi chiede se disturba.
"Ma no, figurati!" e già comincio ad immaginare lo sgradevole sapore di un piatto di pasta che aveva vissuto momenti migliori.
Il mio interlocutore (un allenatore abbastanza noto, lo chiameremo "mister X") parte in quarta: "La devi fare finita con queste domande, sempre a chiedere a tutti se siamo primi in classifica grazie al calendario favorevole…..", al che mi pare saggio chiedergli "ma stai scherzando o dici sul serio?".

Risposta scontata: "Dico sul serio, la devi fare finita di avercela con noi…", ed ancora una volta, guardando con smisurata tristezza il piatto di pasta sempre più fredda, provo ad esporre un ragionamento pacato, "sai, mi offende l’idea che tu possa pensare che io ce l’abbia con voi, con la tua società, ho uno splendido rapporto di amicizia e rispetto con il tuo presidente, ai miei interlocutori pongo volutamente domande che abbiano anche un pò un sapore di provocazione, servono ad aggiungere pepe ad interviste che, per quanto di riguarda, non debbono mai risultare piatte, noiose, scontate.lo conferma il fatto che tutti i miei interlocutori hanno risposto che, al contrario, la tua squadra guida la classifica con pieno merito….e via continuando".

Aggiungo pure, "vuoi che non si parli più della tua squadra?", pensando, ingenuamente, che a quel punto si sarebbe accesa la luce nelle stanze della mente di "mister X" ed invece, ecco l’affondo: "invece di fare queste domande, potresti chiedere…” e lì lo fermo, con la stessa risolutezza con cui, due giorni dopo, la mia amata Inter avrebbe schiantato l’ex "maggggica" Roma.
La pasta è ormai da buttare ma la mia voce (forse proprio per questa ragione) si alza ferma e decisa: "Senti, mi hai mai sentito dire come dovresti allenare o mettere in campo la squadra? Rispondi, ti ho mai detto come devi fare il tuo mestiere?", e dall’altra parte "no, ma che c’entra?".

Con l’onestà di sempre
Ecco, mi fermo qua, inutile continuare con i dettagli, li tengo per me.
Quell’allenatore si è convinto che, se dovesse andar male, prima o poi potrebbe anche aver fortuna con un altro mestiere, io resto invece convinto che non capirò mai nulla del suo mestiere e che continuerò a raccontare quello che avviene in questa meravigliosa disciplina con la serenità, la libertà (anche di sbagliare), ma soprattutto l’onestà di sempre, le qualità che mi garantiscono l’attenzione - anche severa, se serve - dei miei lettori, certi di non essere ingannati da domande preconfezionate o suggerite da qualche allenatore abituato ad abusare del telefonino.

Come si può notare, ho volutamente evitato di fare il nome del mio interlocutore: il telefonino fa ormai parte inscindibile della nostra vita, questo è chiaro, ma "mister X" dovrebbe razionarne l’utilizzo, stando al caso appena raccontato e a qualcun'altro che qui ometto.
Mimmo Lacquaniti
(tratto da www.domenicolacquaniti.it)

Commenti