ASCOLTIAMO DON DOLINDO

Don Dolindo Ruotolo
Quando un’anima è tanto orgogliosa che non riconosce la propria miseria, allora Dio stesso permette che essa si trovi in tali strette da doverla riconoscere e confessare. Il rimorso può essere anche attutito in una coscienza bacata, ma la tribolazione incalzante e spietata la scuote dal suo torpore. Sotto l’impeto della pena, l’anima si dichiara prima innocente, anzi spesso più buona di tutti; poi ha certi momenti di aperta ribellione, poi è costretta a riconoscere la propria iniquità. Perciò è sommamente salutare nelle angustie l’umiliarsi innanzi a Dio, anche se non appaiono alla coscienza le proprie responsabilità, poiché l’umiliazione certamente abbrevia la durata delle nostre pene, e quasi costringe la misericordia di Dio a svelarsi alla nostra anima, ad uscire dalla caligine misteriosa nella quale è nascosta, a consolarla con una luce improvvisa di paterno e delicato amore.

Quante volte, l’uomo moderno specialmente, contrappone alla sapienza di Dio la propria stoltissima sapienza, e rinnegando il soprannaturale nelle sue manifestazioni più dolci, è costretto a riconoscerlo nelle sue manifestazioni severe! Quante volte la povera sapienza umana, nell’orgoglio delle sue affermazioni, crede di essere infallibile e si appoggia alle sue idee, quasi che essa fosse arbitra della verità e della Provvidenza! Ma quando meno lo sospetta, è smentita dal Signore, perché trova nel suo povero bagaglio di stoltezze la coppa della verità che Dio stesso vi pone per convincerla di menzogna. Noi lo vediamo di fatto: l’archeologia ha trovato la coppa della verità divina fra i suoi ruderi, poiché vi ha scoperto la conferma del racconto biblico; la geologia l’ha trovata nei suoi fossili, la storia nei suoi monumenti; la filosofia nelle sue stesse aberrazioni, testimonianza dell’umana stoltezza; la fisiologia nei suoi esperimenti, testimonianza della mano di Dio Creatore; l’astronomia nell’armonia degli astri, testimonianza dell’eterna Sapienza. L’uomo in possesso del suo patrimonio scientifico e artistico, si è allontanato dalla corte del Re divino, sicuro ormai di aver vinto la sua battaglia.
Gesù Cristo, perorò innanzi al trono di Dio la causa dell’uomo, e si offrì vittima d’amore per salvarlo. La stessa innocenza, si caricò delle nostre colpe e apparve come ladro, condannato ad esser crocifisso in mezzo a due ladroni. La Vittima divina innocente costrinse la misericordia di Dio a riabbracciare l’umanità e a rivelarle il mistero del suo amore. Questi pallidi riflessi del futuro Redentore servono a ricordarci che Egli ci ha salvati a prezzo del suo Sangue, e che noi non dobbiamo rendere vana la sua opera ostinandoci nelle nostre iniquità, o presumendo di essere innocenti quando non siamo che poveri peccatori. 

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