IN PISTA CON L'INTERVISTA: Federico Bendinelli


Mirko Melandri e Vittorio Zoboli (ex pilota F1) intervistano Federico Bendinelli, presidente dell'Aci Bologna.

Congratulazioni per il rinnovo della carica di presidente dell'Aci Bologna. Come si sente a 79 anni a essere ancora un punto di riferimento del settore dell'auto?

“Anzitutto grazie per le congratulazioni. Devo dire benissimo. Dipende non tanto dalla volontà ma dalle condizioni fisiche. Anzi sto quasi meglio adesso di quando ero giovane e avevo maggiori problemi. Direi finché dura la salute, sto bene”.

Lei è stato presidente e amministratore della Sagis spa dal '78 al 2006. Oltre ad avere organizzato 28 Gran Premi di Formula 1, ha fatto nascere le corse a Imola e in Emilia Romagna. Dalla vittoria di Lauda nella prima gara fino a quella di Schumacher del 2006, quali sono i ricordi più significativi?

“Sono tanti. Anzitutto quelli iniziali. Il primo incontro con Bernie Ecclestone nel 1978 pose le basi ma, alle spalle, c'era la condivisione di Enzo Ferrari di portare a Imola la competizione. Fu Ferrari d'accordo con Luciano Conti a fare in modo che Ecclestone si recasse in riva al Santerno. Lo accompagnai a vedere il circuito che già conosceva per averci corso in moto. Andammo a colazione al vecchio Molino Rosso e ci mettemmo d'accordo per un possibile contratto. Apprezzai il suo stile privo di fronzoli. Indicò una serie di interventi da fare come mettere i muretti di cemento invece dei guard rail. Lui disse che scadeva il contratto con Monza del Gp d'Italia. Aveva chiesto alla città brianzola di approntare dei lavori. Se Monza non avesse fatto i lavori che aveva chiesto, allora dopo il Gran Premio d'Italia, si sarebbe potuto procedere con Imola. E bastò una stretta di mano”.

Ci sono stati altri bei momenti?

“Certamente. Ci vedemmo all'Hotel Fini, a Modena con Enzo Ferrari, Luciano Conti e il presidente dell'Aci Bologna Giancarlo Iovi firmammo il contratto. Poi nel 1979 facemmo una corsa non valida per il Campionato del Mondo e, l'anno successivo, quello d'Italia. Intanto era pervenuto un accordo con Monza che prevedeva l'alternanza. Durante il Gp del 1980 a Imola incontrai a colazione il presidente e il segretario della Federazione automotoristica di San Marino. Parlando a tavola si ventilò un Gp di San Marino. Con Conti andammo a trovare Ferrari a Modena. Gli riferimmo di questa idea folle che lui avallò”.

Formuli due aggettivi per Enzo Ferrari?

“Uno è il Drake perché era determinato e sapeva ottenere ciò che voleva. Ed era affascinante. Ho avuto la fortuna che provasse per me una grande simpatia. Pranzavamo insieme e lui era un affabulatore che parlava di tutto, dalla politica alle circostanze della sua vita. Mi consentiva di porre domande anche personali. Aveva un certo umorismo, una buona capacità di autoironia. Mi colpì una battuta che disse poco dopo la morte di Gilles Villeneuve. Io sostenevo che il pilota fosse stato sfortunato. Ma lui rispose che aveva pagato gli errori sbagliando scelta ”.

Cosa mi racconta di Indro Montanelli? 

“Anche al giornalista stavo simpatico. I due avevano una grande stima reciproca. Quando mi recavo da uno portavo i saluti dell'altro e viceversa”.

Chi è rimasto accanto a lei del vecchio team della Sagis?

“Bruno Mongardi che è una colonna e sempre al mio fianco, Domenico Salcito ora vice presidente dell'Aci Bologna e prima era il capo dell'equipe medica del circuito. Poi ci sono Sandro Pasquali che era nel consiglio d'amministrazione sia dell'Aci che della Sagis e Gaetano Limongi, tuttora consigliere delegato dell'Aci Bo Servizi. Castaldini era il capo dei Marshall e Bonfanti che era il responsabile amministrativo della Sagis”.

Dove è ora la vostra sede?

“La sede operativa è in via Marzabotto, in parte dei locali dove c'era l'intero Automobil Club”.

Quante delegazioni esistono sul territorio?

“Le delegazioni sono 27 e i soci sono calati assestandosi sui 15mila. Ciò deriva da vari fattori perché una volta l'Aci aveva riconosciuti dei compiti che oggi non ha più come la gestione dei parcheggi. Avevamo il monopolio dell'assistenza in autostrada che non c'è più da quando è in vigore la legge antitrust”. 

Sicurezza sulle strade, i dati ISTAT di novembre 2021 registrano nel primo semestre 65.116 incidenti che hanno causato 1.239 morti e 85.647 feriti: in media 360 incidenti, 7 morti e 473 feriti ogni giorno. Noi dell'Avanti crediamo che una segnaletica stradale andrebbe migliorata. Cosa ne pensa?

“Si certamente. Passato il confine si avverte la differenza di manutenzione delle strade. Andando all'estero non ricordo delle strade disastrose come ci sono nel nostro paese. Un altro fattore è legato alle possibilità di distrazione dovute all'uso dei cellulari. L'altro giorno ero al semaforo di piazza Aldrovandi e avevo il verde. Una ragazza, al telefono, con il rosso è passata ma meno male che andavo piano”.

C'è un aumento sempre più grande gli incidenti con i giovani al volante. Cosa ne pensa di una proposta di legge che preveda un corso di guida gratuito obbligatorio ai neopatentati svolto sugli autodromi italiani?

“Ci vorrebbe un maggior controllo nel rilascio delle patenti. E soprattutto i giovani dovrebbero avere una preparazione più completa. Obbligatorio sarebbe opportuno che si facesse un esame che impedisse di dare la patente a persone che fanno uso di stupefacenti o di alcol. Altrimenti si darebbe in mano a una persona non idonea uno strumento di morte. I corsi di guida sicura andrebbero incentivati. Ma non è facile motivare i giovani perché, dopo aver ottenuto la patente, si defilano”.

Cosa inserirebbe o toglierebbe nel nuovo codice della strada?

“Rivedrei i limiti di velocità in autostrada. Invece di uno unico dei 130 farei dei limiti differenziati a seconda del numero delle corsie. In Germania i limiti vengono introdotti di volta in volta. Mi ha colpito che Italia vengono messi quasi a caso mentre in Germania c'è libertà quando non ci sono problemi ed è rigido quando subentrano. Il problema non è il fatto della velocità in sé ma come è organizzata la circolazione e lo stato delle strade”.

Il settore dell'automotive è in crisi. Abolire il superbollo nella nuova legge di bilancio potrebbe essere una soluzione per la ripresa del mercato? 

“Il superbollo è stato una delle più grosse idiozie del governo Monti. E' stata una politica contraria agli interessi del paese. Si è trattato di un gravissimo errore dei governi successivi non averla abolita e quando sarà eliminata sarà una buona cosa per tutti. In Italia sulla benzina grava un'incidenza fiscale più grande di altri paesi”.

Stop alle vendite della auto a benzina dal 2035 autovetture a zero emissioni. Le case costruttrici saranno in grado di arrivarci?

“No o perlomeno alcune sì. Fissare il tetto del 2035 non è un buon provvedimento che non tiene conto del fattore del costo delle auto elettriche e ibride che è più alto delle altro auto a motori termici che comporta un aggravio per gli acquirenti e le case costruttrici Italiane ancora non sono pronte. La seconda considerazione è che è giusto puntare su una mobilità non inquinante nella circolazione dei mezzi ma pensare che il problema dell'inquinamento si risolva con l'utilizzo di questi mezzi è una falsificazione della realtà”.

E le benzine sintetiche?

“Possono essere un'alternativa all'elettrico. E anche i diesel di ultimissima generazione sono non inquinanti. I problemi si possono risolvere senza ricorrere all'auto elettrica. C'è anche la prospettiva dell'idrogeno. Potrebbe essere una soluzione per il futuro. L'idrogeno va fatto perché non si trova in natura. I nuovi carburanti e i filtri sulle autovetture possono essere alternativi all'elettrico”.

In caso di incidente le elettriche sono sicure?

“Nella stessa Formula 1 o nella E i piloti devono avere degli accorgimenti particolari. Esistono delle regole nel settore sportivo perché la parte elettrica è più esasperata”.

Quale pensa che siano le priorità a Bologna sul piano della mobilità?

“Il problema è che c'è stato un approccio sbagliato da parte delle Amministrazioni comunali a parte la gestione Guazzaloca. Si è trattato di un approccio non razionale ma ideologico in modo da rendere più difficoltosa la mobilità privata. Da qui derivano una serie di conseguenze. Il famoso piano Sassi era la traduzione del piano di Monaco di Baviera. Conoscevo molto bene la situazione tedesca. E' vero che questo tratto di strada fu penalizzata ma c'erano due problemi. Il primo è che sotto questa arteria corre la metropolitana. E poi, a margine, ci sono ampie zone di parcheggio. Dietro al Municipio c'è un altro enorme spazio destinato al parcheggio”.

Come vede il progetto del passante i cui lavori dovrebbero iniziare nel 2022?  

“Non bene. Alla fine degli anni '70 e agli inizi degli '80, l'Aci Bologna in collaborazione con la facoltà di Ingegneria e con la Camera di Commercio elaborammo un progetto condiviso dalla Democrazia Cristiana di cui ero Capogruppo a Palazzo d'Accursio. L'obiettivo era tenere il traffico di transito non diretto a Bologna lontano dalla città. Ipotizzammo i passanti Nord e Sud. Il primo doveva allargare la tangenziale, l'altro un tunnel da Sasso Marconi fino a San Lazzaro. Per Bologna città era prevista una vera e propria Metropolitana. Tale progetto fu apprezzato anche dalla maggioranza ma non fu mai realizzato. L'idea della metro fu ripresa anche da Guazzaloca che poteva ricorrere anche a finanziamenti europei ma poi non se ne fece nulla. ”.

Nel 2015 il sottosegretario, vice ministro delle Infrastrutture, Riccardo Nencini, voleva unificare i due registri Motorizzazione e Aci sotto la responsabilità del Ministro dei Trasporti poi Luca Lotti, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio si oppose. Perché ci fu questa penalizzazione per l'Aci?

“Qualcosa di buono è nato, cioè il documento unico tramite un accordo tra Pra e Motorizzazione. In questa maniera è stato salvato il ruolo del Pra anche se il progetto di legge esiste ancora sul tavolo ma viene rinviato per motivi politici. Noi dimostrammo che il Pra era molto più efficiente della Motorizzazione. E poi la Motorizzazione mi pare che abbia circa 500 dipendenti a fronte dei 3mila dell'Aci. C'era il problema di trasferire la massa alla Motorizzazione. E questa non aveva soldi da spendere. La spinta forte fu quando c'era Nencini”.

Come vede la nuova gestione dell’autodromo con Formula Imola?

“Un ruolo più importante l'ha avuto Stefano Bonaccini, l'artefice dell'accordo con l'Automobil Club d'Italia. Per il 2022 la data del 22 aprile è certa. Bisognerà ripristinare alcune strutture dell'Enzo e Dino Ferrari”.

Ha altro da aggiungere?

“A me era venuta l'idea, quando si facevano i concerti negli stadi, di organizzarli anche in autodromo. Ne parlai con Pierferdinando Casini che mi portò da Bibi Ballandi. Lui rimase scettico. Nel '90 facemmo una grossa manifestazione in occasione del Mondiale di calcio. E poi venne Vasco Rossi e tanti altri artisti”.

Mirko Melandri

(tratto dal defunto Avanti)

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