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venerdì 23 agosto 2019

SPORT, Calcio: Amarcord di Ortodonico, i ricordi di Antonio Costa


“Avevo fatto le trafile nel vivaio dell'Imolese militando nei Giovanissimi, negli Allievi, nell'Under e poi avevo fatto panchina in prima squadra. Quando la società rossoblù decise di prendere i giocatori da fuori mi liberai. Correva l'anno in cui presi il diploma, vale a dire il 1988”.
Antonio Costa, deus ex machina dell'Officine omonime, autorizzate Nissan, con sede a Imola in via Primo Maggio, 60 si racconta dal punto di vista sportivo.
“E' stato Denis Dal Fiume che ha lo studio dentistico in via Grandi a chiedermi di aggregarmi al gruppo che Dino Zanoni aveva formato a Ortodico. Per tenermi in forma iniziai ad allenarmi nel 1989. A dire il vero prima avevo miliato sponsorizzata dalla Dival nel campionato Uisp ma i miei compagni giocavano in maniera troppo dura e smisi di andarci. Quindi Dal Fiume mi presentò a Dino perché fra loro si conoscevano dalle frequentazioni in parrocchia”.
Nella storia dell'Ortodonico si intrecciò anche Luigi, il babbo di Antonio Costa: “Era amico di Denis e veniva ad allenarsi anche lui anche se aveva una certa età. Serviva uno sponsor e mio padre, gestendo un'officina allora autorizzata Lancia, si propose per dare una mano. Si legò molto con Zanoni e con Pierangelo Raffini. Quest'ultimo che aveva un'azienda di computer ci fornì il primo pc negli anni '80”.
Antonio Costa è il terzo accosciato da sinistra
Costa in campo comandava la retroguardia: “Ho iniziato in difesa come stopper e mi adattavo anche al ruolo di terzino. Addirittura nell'ultima stagione fui impiegato da centravanti a causa di carenza di punte”.
Di reti il co-titolare delle Officine Costa era uno che la metteva anche dentro: “Realizzai un gol bellissimo contro Casola Canina, il nostro avversario principale. In seguito a un rimpallo proveniente dalla nostra difesa partii da metà campo da solo, scartai il portiere e insaccai. Vincemmo col punteggio di 2-1”.
Il difensore dell'Ortodonico spiega qual era il punto di grandezza della squadra: “Eravamo un gruppo di amici che si frequentavano anche fuori dal campo. Fu quella la nostra forza e Dino era il collante”.
Salta fuori ancora un riferimento a Dino Zanoni: “Aveva una grande passione e noi lo rispettavamo anche per quello. Scriveva spesso quando c'erano delle notizie sul Nuovo Diario Messaggero. Ora impartisce lezioni private nello studio in viale Cappuccini e credo che la passione per l'insegnamento sia la stessa che aveva per il calcio”.
Infine Antonio parla del presente: “Ho seguito la figura di mio padre che pian piano mi ha ceduto il comando insieme a mia sorella Virginia. Smesso col calcio ho corso a piedi tra cui cinque Tre Monti. Ma lo sport principale è stato il wind surf. Poi cinque anni fa ho subito un'operazione all'ernia al disco e quindi un altro problema più piccolo”.


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