Per gli amici sponsor e i lettori del blog si comunica che momentaneamente la Squadra Vincente e la 5iomla Card sono visibili sullo Smartphone scorrendo le notizie fino in fondo e poi cliccando su "VISUALIZZA ,LA VERSIONE WEB".

sabato 26 maggio 2018

CULTURA: il tema della sicurezza

Si è svolta ieri mattina, al teatro dell’Osservanza, un’iniziativa sulla legalità con gli studenti delle scuole superiori di Imola. A promuoverla è stato il Commissario straordinario del Comune di Imola, dott.ssa Adriana Cogode, il 23 maggio, giornata nella quale si commemora  il 26° anniversario della strage di Capaci (23 maggio 1992), teatro di un efferato agguato di mafia che vide tragicamente coinvolti il Giudice Giovanni Falcone e gli uomini della sua scorta.

Il 23 maggio 1992, nel tragitto da Punta Raisi a Palermo, all’altezza dello svincolo autostradale di Capaci, un ordigno di potenza inaudita travolge la Fiat Croma blindata su cui viaggia il giudice Giovanni Falcone e le due auto della scorta. Falcone è, insieme a Borsellino, il simbolo della lotta dello Stato alla mafia, esemplificata dal maxiprocesso, che mette alla sbarra i più importanti boss di Cosa Nostra e termina,il 16 dicembre 1987, con la condanna per 360 dei 475 imputati. Nell’esplosione, perdono la vita Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo e gli agenti Rocco Di Cillo, Vito Schifani, Antonio Montinaro.
 
Solo pochi mesi dopo, in in via Mariano D'Amelio a Palermo, a causa di un attentato di stampo terroristico-mafioso avvenuto il 19 luglio 1992, persero la vita il magistrato Paolo Borsellino e i cinque agenti di scorta Agostino Catalano, Emanuela Loi (prima donna a far parte di una scorta e anche prima donna della Polizia di Stato a cadere in servizio), Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina.

Come ha spiegato il Commissario straordinario, dott.ssa Adriana Cogode, nella lettera di invito alla giornata “l’incontro di oggi, rivolto agli studenti delle scuole superiori, è nato dal doveroso impegno di favorire, in un tessuto economico e sociale come quello imolese, ricco di storia e di cultura del sociale, da sempre proiettato verso lo sviluppo economico, la prevenzione e la sensibilizzazione sul tema della sicurezza, allo scopo di preservare, con l’impegno di tutte le Istituzioni, quegli anticorpi che notoriamente caratterizzano una società sana”.

All’iniziativa erano presenti due classi seconde dell’Itis Alberghetti, due classi quarte dell’istituto ‘Luca Ghini’, una classe quinta ed una terza del ‘Paolini’, una quarta del ‘Cassiano da Imola’, due classi quinte del ginnasio ‘Rambaldi’ e una classe seconda del liceo scienze umane “Alessandro da Imola”.
La mattinata ha avuto inizio con la proiezione del film “La mafia uccide solo d’estate” di Pierfrancesco Diliberto, ed è proseguita  con le testimonianze e le riflessioni sul tema della legalità della dott.ssa Adriana Cogode, di  Margherita Asta, sorella dei gemellini Giuseppe e Salvatore Asta vittime innocenti, con la loro mamma Barbara Rizzo, rimasti uccisi in un agguato mafioso a Pizzolungo; Lucio Guarino, Direttore del Consorzio “Sviluppo e Legalità” di San Giuseppe Jato (PA); Giovanni Schiavone, Dirigente Ufficio scolastico provinciale di Bologna e don Giuseppe Giacomelli, figlio del giudice Alberto Giacomelli, ucciso dalla mafia. Non è invece potuta intervenire, perché impegnata nel processo Aemilia, l’Avv. Vincenza Rando, dell’Associazione LIBERA, che ha mandato un messaggio di adesione all’iniziativa.

Proprio rivolgendosi agli studenti, il Commissario Cogode ha ribadito che “dietro la battaglia contro la mafia c’è la battaglia per la libertà e la democrazia” e che  la criminalità organizzata: uccide l'economia onesta, come afferma Don Ciotti, uccide la speranza nel futuro. 
Si tratta quindi di affermare la democrazia, di cui il sistema mafioso è acerrimo nemico.
Ha pertanto richiamato i valori fondanti della nostra Carta Costituzionale, sottolineando come le vittime della mafia, e  tutti coloro che hanno voluto tener testa alla criminalità organizzata, sono gli eroi della nostra libertà. La dr.ssa Cogode ha per questo ringraziato il lavoro assiduo delle Forze di polizia, della magistratura e delle istituzioni rivolto ad arginare il fenomeno delle infiltrazioni mafiose.
Rivolgendosi ai ragazzi: “Cosa potete fare voi giovani soprattutto? Credere in voi stessi, nella  forza della vostra dignità di cittadini, di futuri professionisti o lavoratori, coltivare la propria personalità e la propria individualità.
Capire quali sono i pericoli che vi circondano per poterli riconoscere e per essere in grado di difendervi.
Il messaggio di questa giornata vuole essere trasversale: la conoscenza, insieme alla memoria, sono  le armi più efficaci per affermare la propria libertà, per stare dalla parte della Legge e dello Stato.
Vi si chiede innanzi tutto di non essere indifferenti, e questo è anche il tema del film che abbiamo visto.
Vi si chiede di conoscere e di capire, di essere consapevoli e attenti.
La cultura, il consenso civile, la cooperazione cittadino Stato e la fiducia verso lo Stato e le istituzioni, insieme al grande ed instancabile impegno delle istituzioni stesse, possono far crollare l'edificio della mafia e dei modelli ad essa assimilabili,  un edificio  fatto di cemento depotenziato come le sue opere edilizie, un edificio malato che possiamo abbattere con gli anticorpi dell’onestà e con la forza della libertà e della legalità.
Come disse Giovanni Falcone, che oggi ricordiamo, ogni fenomeno della storia degli uomini è destinata da avere un inizio e una fine.
Almeno così auspichiamo che avvenga confidando soprattutto nell’energia positiva delle vostre giovani generazioni”.

A seguire, toccanti e significative le parole di Margherita Asta che ha raccontato la triste storia della sua famiglia, accidentalmente colpita nella strage di Pizzolungo, ordita dalla mafia per uccidere il giudice Carlo Palermo.  “Siamo chiamati tutti insieme a affrontare e sconfiggere il sistema mafia” ha aggiunto Margherita Asta, che ha poi concluso “è importante ricordare tutte le vittime di mafia e stare accanto a chi lotta per scardinare un sistema mafioso che oggi ha cambiato faccia”.    
Lucio Guarino, Direttore del Consorzio “Sviluppo e Legalità” ha sottolineato come “La mafia ha come fine ultimo la gestione del territorio, pertanto combatterla è una questione di libertà e di democrazia, non solo di legalità”. Il dirigente ha raccontato l’esperienza del Consorzio Sviluppo e Legalità, sorto il 30 maggio 2000, su iniziativa della Prefettura di Palermo, allo scopo di consentire a otto Comuni della Provincia di Palermo (Altofonte, Camporeale, Corleone, Monreale, Piana degli Albanesi, Roccamena, San Cipirello, San Giuseppe Jato) di amministrare in forma associata e per finalità sociali i beni confiscati alla criminalità organizzata. Si tratta del primo esempio del genere, che ha consentito di recuperare beni improduttivi appartenuti a boss mafiosi di primo piano e trasformarli in strutture produttive, reimmesse nel circuito dell’economia legale e affidate in gestione a quattro cooperative sociali di giovani nel frattempo costituite.
Giovanni Schiavone, Dirigente ufficio scolastico provinciale, ha sottolineato il ruolo e l’importanza che ha la scuola nell’educare i giovani alla legalità. Un compito evidenziato anche oggi dalla presenza degli studenti all’iniziativa e dalle numerose esperienze che negli anni si sono sviluppate nelle scuole del territorio anche grazie a specifici protocolli d’intesa tra il ministero dell’Istruzione e le forze dell’ordine, con specifici progetti e concorsi.
Don Giuseppe Giacomelli, sacerdote a Imola e figlio del giudice Alberto Giacomelli, ucciso dalla mafia il 14 settembre 1988, ha posto l’accento sulla necessità di non dimenticare nessuna delle vittime di mafia. Perché non c’è una gerarchia delle vittime della mafia. Nel 1985 Alberto Giacomelli, presidente della sezione del tribunale di Trapani «Misure di prevenzione», aveva disposto il sequestro di una villetta e dei relativi terreni a Mazara del Vallo, beni riconducibili a Gaetano Riina, fratello del capomafia corleonese Salvatore Riina. La confisca derivava da una delle prime sentenze di applicazione della legge «Rognoni -La Torre». Quindici mesi dopo, quando era già in pensione, per avere avuto il coraggio di firmare il documento di confisca di quei beni, per avere compiuto il suo dovere di giudice, di servitore dello Stato, Alberto Giacomelli veniva assassinato dai killer della mafia.

A conclusione dell’evento, nel giardino antistante il Teatro Osservanza, è stata scoperta una targa a ricordo dei gemellini Giuseppe e Salvatore Asta (sei anni) e della loro mamma Barbara Rizzo (trent’anni), vittime innocenti di mafia, barbaramente uccisi durante un agguato della criminalità organizzata a Pizzolungo (Trapani) il 2 aprile 1985, finalizzato ad uccidere il magistrato Carlo Palermo.

Prima di scoprire la targa insieme a Lucio Guarino, a don Andrea Querzè, vicario del Vescovo ed a Margherita Asta, il Commissario straordinario dott.ssa Cogode ha ricordato quel barbaro agguato con queste parole: “Erano le otto di mattina del 2 aprile del 1985, a Pizzolungo, vicino a Trapani, quando la casa di Margherita Asta, che all’epoca aveva 10 anni, veniva invasa dall’allegra confusione di Salvatore e Giuseppe, fratellini gemelli di Margherita, sei anni. Margherita rischia di far tardi a scuola, così accetta il passaggio di una vicina. I gemelli escono invece con l’utilitaria della mamma Barbara. Sono da poco passate le otto e mezza quando le auto del magistrato Carlo Palermo e della sua scorta sfrecciano per il rettilineo di Pizzolungo. Il magistrato è nella città siciliana da cinquanta giorni e ha già collezionato una serie di minacce. Gli agenti della scorta sono nervosi, non possono rallentare e quella utilitaria con una donna e due bambini seduti dietro va troppo piano. La sorpassano. Parcheggiata sul ciglio della strada c’è una Golf con venti chili di tritolo nel bagagliaio. Qualcuno preme il tasto di un telecomando. È l’inferno. La macchina della famiglia Asta viene investita in pieno, fa da scudo all’auto che porta il magistrato, che si salva: di Barbara Asta e dei piccoli Giuseppe e Salvatore, invece, restano solo frammenti. Una macchia rossa al quarto piano di un palazzo, pezzi di corpi sparsi.”


Imola, 24 maggio 2018                                                                        CAPO UFFICIO STAMPA

Nessun commento: