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Il vescovo Giovanni Mosciatti |
Carissimi, con grande gioia e con
profonda gratitudine al Signore annuncio all’intera comunità che
il 24 ottobre 2021 ricorrerà il 750° anniversario della Dedicazione
della basilica cattedrale di Imola, dedicata a Dio onnipotente, in
onore di san Cassiano martire. Quel giorno ci verrà data la grazia
di aprire solennemente l’anno di grazia giubilare, fino al giorno
24 ottobre 2022. È una occasione straordinaria che ci ricorda
l’immensa ricchezza della fede, dell’appartenenza alla Chiesa
diocesana, della fedeltà perenne di Dio verso il suo popolo in
questa terra benedetta da Dio attraverso il patrocinio del santo
patrono Cassiano. La speranza è che in questo tempo, dopo la dura
prova della pandemia possiamo gustare la gioia di ritrovarci e di
poter vivere una reale ripresa della nostra vita. Vorremmo poter
vivere solenni celebrazioni e varie iniziative, per accrescere in
tutti le virtù della Fede, della Speranza e della Carità, per poter
gustare la gioia del vangelo e rafforzare maggiormente l’unità con
il vescovo e con il papa, che la chiesa cattedrale esprime, per un
rinnovato slancio missionario. 1. Anzitutto dobbiamo riconoscere che
questa ricorrenza non è la sola. Ripercorrendo un po’ la storia
sappiamo che la primitiva cattedrale di San Cassiano sorgeva fuori
delle mura cittadine, nell’area attualmente denominata Villa
Clelia, dove era sepolto il corpo di san Cassiano. Intorno ad essa si
sviluppò nel corso dei secoli un nucleo abitato denominato Castrum
Sancti Cassiani. A seguito di alterne vicende il vescovo Enrico
accettò di trasferire in città la sede episcopale e il 3 luglio
1187 ricevette dai consoli di Imola il terreno detto del Montale. In
esso venne costruita l’attuale cattedrale. Nei primi anni del XIII
secolo venne eretta la cripta e vi furono riposte le reliquie dei
santi imolesi Cassiano, Pietro Crisologo, Proietto e Maurelio. 6 Il
24 ottobre 1271 il vescovo Sinibaldo Miloti da Certaldo consacrò il
nuovo tempio. Con il passare del tempo, dalla fine del secolo XVII si
erano rese necessarie ripetute riparazioni del complesso della
cattedrale, tanto che al vescovo Gian Carlo Bandi si deve una
radicale trasformazione architettonica della chiesa di San Cassiano,
tanto da potersi a giusta ragione parlare di una terza cattedrale, le
cui strutture sono in massima parte quelle ancora oggi visibili.
Progettista ed esecutore dell’opera di ristrutturazione fu
l’architetto Cosimo Morelli. Il 28 maggio 1782 la cattedrale fu
solennemente consacrata da Pio VI, in sosta ad Imola nel suo viaggio
di ritorno da Vienna e così in questo anno giubilare avremo la
grazia di celebrare anche i 240 anni della seconda consacrazione. Il
17 dicembre 1981 un breve di papa Giovanni Paolo II, che la visitò
poi nel 1986, le ha attribuito il titolo di basilica minore, concesso
solo a quelle chiese che siano riconosciute particolarmente illustri
per antichità, importanza, ricchezza di tradizioni religiose,
storiche ed artistiche. E così il nostro anno si arricchisce di una
nuova ricorrenza: i 40 anni dell’attribuzione della dignità di
basilica minore. 2. Durante l’anno giubilare, potremo vivere tanti
momenti di incontro e compiere anche pellegrinaggi alla cattedrale
dai diversi vicariati, dalle parrocchie o insieme ai movimenti e alle
associazioni della Diocesi, come evento di comunione tra le comunità
nella Chiesa madre di tutte le chiese. Per concessione del santo
padre Francesco, per tutto quest’anno giubilare, sarà possibile
ricevere il dono dell’indulgenza plenaria nella nostra basilica
alle condizioni solite. Le restrizioni, che speriamo di vivere solo
in questa prima parte del Giubileo, ci portano a vivere ancor più il
carattere penitenziale e di conversione, e speriamo che lungo questo
percorso il Signore ci allontani da questa pandemia. Così come la
ricostruzione della cattedrale tracciò l’inizio della ripartenza,
per noi queste celebrazioni segnino l’avvio di una nuova primavera.
La celebrazione di questo anno giubilare sia per tutti i credenti un
vero momento di incontro con la misericordia di Dio. Che sia
esperienza viva della vicinanza del Padre che accoglie e perdona,
quasi a voler toccare con mano la sua tenerezza, perché la fede di
ogni credente si 7 rinvigorisca e così la testimonianza diventi
sempre più efficace. Per vivere e ottenere l’indulgenza i fedeli
saranno chiamati a compiere un breve pellegrinaggio verso la porta
santa, aperta in cattedrale, come segno del desiderio profondo di
vera conversione. È importante che questo momento sia unito,
anzitutto, al sacramento della Riconciliazione e alla celebrazione
della Santa Eucaristia, accompagnando queste celebrazioni con la
professione di fede e con la preghiera per il papa, per le intenzioni
che porta nel cuore per il bene della Chiesa e del mondo intero. A
quanti, per diversi motivi saranno impossibilitati a recarsi alla
porta santa, in primo luogo gli ammalati e le persone anziane e sole,
spesso in condizione di non poter uscire di casa, sarà di grande
aiuto vivere l’esperienza di vicinanza al Signore nel mistero della
sua passione, per dare senso al dolore e alla solitudine. Vivere con
fede e gioiosa speranza questo momento di prova, ricevendo la
comunione o partecipando alla Santa Messa e alla preghiera
comunitaria, anche attraverso i vari mezzi di comunicazione, sarà
per loro il modo di ottenere l’indulgenza giubilare. Essa, infine,
potrà essere ottenuta anche per quanti sono defunti. A loro siamo
legati per la testimonianza di fede e carità che ci hanno lasciato.
Come li ricordiamo nella celebrazione eucaristica, così possiamo,
nel grande mistero della comunione dei santi, pregare per loro,
perché il volto misericordioso del Padre li liberi da ogni residuo
di colpa e possa stringerli a sé nella beatitudine che non ha fine.
3. Davvero questo anno sarà l’occasione per riflettere sul mistero
della cattedrale, da riscoprire sempre più quale mistero di
Comunione. «La Chiesa è una comunione. Una comunità di fede, che
si costruisce sulla parola di Dio e sui sacramenti. È un edificio,
per vari aspetti, sempre in costruzione, e i costruttori sono tutti i
componenti, nessuno escluso, chiamati a cooperare unitariamente alla
meravigliosa impresa», come disse san Giovanni Paolo II visitando la
nostra cattedrale il 9 maggio 1986. Il tempio di mattoni è il
simbolo della Chiesa viva, la comunità cristiana, che già gli
Apostoli Pietro e Paolo, nelle loro lettere, intendevano come
edificio spirituale, costruito da Dio con le pietre vive che sono i
cristiani, sopra l’unico fondamento che è Gesù Cristo, parago- 8
nato a sua volta alla pietra angolare (Ef 2,20-22). Intorno alla
parola di Dio e alla mensa dell’Eucarestia la Chiesa di pietre vive
si edifica nella verità e nella carità e viene interiormente
plasmata dallo Spirito Santo, conformandosi sempre più al suo
Signore Gesù Cristo. E allora tutto può diventare oggetto d’amore
partendo da questa dimora. La grande dimora della Chiesa si incarna,
si realizza in terminali capillari dentro le case, le dimore, in una
dimensione quotidiana di spazio e di tempo. E ciascuno di noi è
stato scelto come pietra viva a formare, a generare un’esistenza
sperimentabile a tutti, testimoniando che Cristo è il Re
dell’Universo, che tutto ha consistenza in Lui. Si capisce allora
perché anche la comunità nella scuola o in università, sul luogo
di lavoro, la comunità del quartiere o un certo gruppetto sono una
casa o una famiglia, parte di una dimora totale, più grande, che si
chiama Chiesa. Così noi scopriamo anche quale sia il valore di quel
pezzo di Chiesa che esiste là dove noi abitiamo e che si chiama
parrocchia, vale a dire la realtà dell’amore di Dio vicino a casa
nostra (parrocchia, etimologicamente, vuol dire «vicino a casa»). È
la Chiesa là dove io abito. Attraverso questi capillari la Chiesa
vive nel grande contesto del mondo intero. E ognuno di noi, come
ricorda il profeta Isaia, è chiamato a essere «ricostruttore di
case distrutte», di umanità distrutte. Ognuno di noi, là dove è,
diventa tutti i giorni segno della bontà di Gesù, della Sua volontà
di bene per l’uomo. E come è importante vedere che tutto questo
accade in Maria. Lei è stata scelta perché fosse e creasse la prima
dimora di Dio nel mondo, il primo tempio di Dio nel mondo, del Dio
vero e vivo; perché fosse la prima casa di Dio nel mondo. E
Nazareth, la casa di Nazareth è il primo sviluppo di quella casa che
è il seno di Maria, che è Maria. È il primo sviluppo di quella
personalità investita totalmente per Cristo: fatta, esistente, viva,
vivente, creativa, piena di grazia, perché Cristo sia riconosciuto.
Ed allora o Maria, dimora di Dio nel mondo, veglia come madre buona
sul cammino che ci attende.
Giovanni Mosciatti, vescovo di Imola
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